Un sabato a casa di Zio Rino a Boca del Rio a Isla Margarita
Tutto è cominciato qualche giorno fa quando Marco un amico che vive come me qua a Isla de Margarita, parlando di escursioni in barca e altro legato alla nostra attività turistica, mi ha detto: ''Vieni sabato a mangiare con noi a casa di Zio Rino così parliamo con Antonio e vedi come poter organizzare al meglio quello che vuoi fare''.
La mia risposta è stata subito sì, senza pensarci due volte. Quale miglior occasione di conoscere il mille volte nominato Zio Rino? quale possibilità migliore di ascoltare in tutto relax un signore di quasi ottanta anni che ha vissuto in Venezuela metà della sua esistenza?
Mi ritrovo così a Boca del Rio, un paesino di pescatori al limite della peninsula de Macanao,nella parte nord dell'isola, quella del deserto subito dopo la Laguna della Restinga, oggi all'ora di pranzo di un sabato con 31 gradi di temperatura, un cielo terso e celeste meraviglioso, e pescatori sulla porta di case coloratissime che godono in famiglia del loro meritato riposo. Sono uomini che sono rientrati a metà mattinata dopo una giornata di lavoro cominciata alle quattro, abituati ormai a vivere le giornate dell'anno senza rendersi conto dei giorni della settimana, per loro sempre uguali, soprattutto in un periodo dell'anno di alisei costanti che rendono la pesca gratificante e continua senza interruzioni.
Vorrei domandare indicazioni per arrivare alla casa dello zio ma decido di non farlo per non disturbare, per rispettare quei momenti di gioia che traspare in ogni parola, in ogni risata che ascolto passando davanti; troppo bello il quadro dipinto su una musica di merengue continua che esce da ogni casa ed ogni porticato per interromperla con una banale domanda di informazioni.
Marco con il telefono mi viene in aiuto e raggiungo la casa dello zio dove vengo accolto da tutti come un vecchio amico che conoscono da anni. La parola famiglia si respira, si vive, si ascolta come nei migliori spot del mulino bianco, come in pellicole datate nel tempo in bianco e nero.
Un tavolo enorme sotto un gazebo in giardino e come nelle migliori tradizioni a capotavola lui, il patriarca: lo zio Rino.
Non è presunzione, non è prepotenza quella che traspare ma solo e soltanto una cosa chiamata ragione dell'esperienza, un bene prezioso che non si può comprare ma solo, in casi sporadici, imparare sulla propria pelle e regalare con sapienza a chi ha la voglia e la fortuna di poterla ricevere.
Dopo qualche minuto si pranza e mi sento catapultato in quelle riunioni tipiche delle stupende famiglie del sud di una volta dove si mangia meravigliosamente bene, dove le quantità di cibo sono quelle da ultima cena, dove non si può ringraziare e dire non ce la faccio più per non mancare di rispetto a chi ospita.
Mi viene incontro con un gesto da amico vero un invitato che, di nascosto come i bambini, si presta a finire il mio pesce che davvero non potevo finire; antipasto, primo due volte, pesce pargo, uova di mero e altro pesce che qua chiamano pollo, davvero troppo per le mie capacità.
Il caffè e quella sensazione di essere parte di un nucleo familiare mi fanno spesso dimenticare di essere dove sono; ricordi, desideri, sogni che si accavallano e la mia testa che prende la sua strada fino al momento in cui lo Zio Rino si alza dal suo posto e viene a sedersi accanto a me.
Comincia in quel momento un'esperienza che difficilmente dimenticherò.
Lo ascolto come ipnotizzato parlare di Venezuela, di Gran Sabana, di giungla, di Isla de Margarita, di mare e di miniere di oro e diamanti, di indigeni amici e di indigeni ostili; tutto sembra un copione di un film ma è maledettamente vita vissuta sulle spalle di questo uomo con undici figli. Figli, sei dei quali sedevano con noi al tavolo del grande vecchio, figli innamorati di un padre così, come Antonio, un omone grande e grosso, con una faccia che solo a guardarlo mette timore che dopo pranzo si avvicina a suo padre e comincia ad abbracciarlo con una tenerezza tipica di un bambino. Parliamo di figli e si accorge immediatamente della mia sofferenza e la sdrammatizza con una battuta: ''ok messaggio ricevuto, come ho detto la parola figli hai divagato, parliamo di altro''. Chapeau per la sensibilità, grazie ancora.
Grato al Venezuela ma con l'Italia e la sua terra nel cuore dove torna in vacanza spesso.
Marco , che mi conosce ormai più di quello che pensavo, capta questa mia sensazione di sentirmi a casa e sorride felici tra una battuta ed un'altra. Alba, l'ultima figlia di zio Rino è lì ed ascolta con me questo batti e ribatti tra un racconto ed una risata. Risata che scaturisce spontanea e fragorosa quando lo zio Rino abbracciando sua figlia Alba mi dice :'' vedi questa, questa è napoletana dentro, l'altro giorno mi ha portato un orologio che costa 150 bolivares e ne ha voluti 1500, povero me sarà la mia rovina.''e per concludere abbraccia la moglie e le chiede un altro figlio.
Parliamo di me, mi domanda di che segno sono, mi parla di progetti futuri e mi regala un ricordo che vale molto più di mille parole: '' devo andare in Brasile, sai quanto costa un biglietto per San Paolo da qua?'' .
Alla mia risposta che glielo avrei fatto sapere in tempi brevi la sua risposta: '' con calma non è urgente, ho un progetto per un investimento e devo andare ma non c'è tempo, un giorno lo farò, senza fretta!''
Detto da un uomo di ottanta anni è un inno alla vita, alla voglia di vivere, alla gioia dell'esistenza.
Grazie Zio Rino per la giornata e per quello che mi hai e ci hai regalato.
Grazie a Marco che lo ha reso possibile.
La mia risposta è stata subito sì, senza pensarci due volte. Quale miglior occasione di conoscere il mille volte nominato Zio Rino? quale possibilità migliore di ascoltare in tutto relax un signore di quasi ottanta anni che ha vissuto in Venezuela metà della sua esistenza?
Mi ritrovo così a Boca del Rio, un paesino di pescatori al limite della peninsula de Macanao,nella parte nord dell'isola, quella del deserto subito dopo la Laguna della Restinga, oggi all'ora di pranzo di un sabato con 31 gradi di temperatura, un cielo terso e celeste meraviglioso, e pescatori sulla porta di case coloratissime che godono in famiglia del loro meritato riposo. Sono uomini che sono rientrati a metà mattinata dopo una giornata di lavoro cominciata alle quattro, abituati ormai a vivere le giornate dell'anno senza rendersi conto dei giorni della settimana, per loro sempre uguali, soprattutto in un periodo dell'anno di alisei costanti che rendono la pesca gratificante e continua senza interruzioni.
Vorrei domandare indicazioni per arrivare alla casa dello zio ma decido di non farlo per non disturbare, per rispettare quei momenti di gioia che traspare in ogni parola, in ogni risata che ascolto passando davanti; troppo bello il quadro dipinto su una musica di merengue continua che esce da ogni casa ed ogni porticato per interromperla con una banale domanda di informazioni.
Boca del Rio e Laguna Restinga |
tramonto di stasera |
Museo del mar |
il lungomare di Boca del Rio |
Marco con il telefono mi viene in aiuto e raggiungo la casa dello zio dove vengo accolto da tutti come un vecchio amico che conoscono da anni. La parola famiglia si respira, si vive, si ascolta come nei migliori spot del mulino bianco, come in pellicole datate nel tempo in bianco e nero.
Un tavolo enorme sotto un gazebo in giardino e come nelle migliori tradizioni a capotavola lui, il patriarca: lo zio Rino.
lo zio Rino |
Ottanta anni che non sono visibili,capello bianco, barba appena fatta, una gentilezza ed una signorilità antica ,due occhi che ''bucano''.
Stanno parlando di lavoro, lui ascolta in silenzio in mezzo a gente che accavalla le voci, che dice la propria idea, che si confronta. Fino al momento in cui apre bocca e d'incanto si ascolta e basta. E si impara.Non è presunzione, non è prepotenza quella che traspare ma solo e soltanto una cosa chiamata ragione dell'esperienza, un bene prezioso che non si può comprare ma solo, in casi sporadici, imparare sulla propria pelle e regalare con sapienza a chi ha la voglia e la fortuna di poterla ricevere.
Dopo qualche minuto si pranza e mi sento catapultato in quelle riunioni tipiche delle stupende famiglie del sud di una volta dove si mangia meravigliosamente bene, dove le quantità di cibo sono quelle da ultima cena, dove non si può ringraziare e dire non ce la faccio più per non mancare di rispetto a chi ospita.
Mi viene incontro con un gesto da amico vero un invitato che, di nascosto come i bambini, si presta a finire il mio pesce che davvero non potevo finire; antipasto, primo due volte, pesce pargo, uova di mero e altro pesce che qua chiamano pollo, davvero troppo per le mie capacità.
Il caffè e quella sensazione di essere parte di un nucleo familiare mi fanno spesso dimenticare di essere dove sono; ricordi, desideri, sogni che si accavallano e la mia testa che prende la sua strada fino al momento in cui lo Zio Rino si alza dal suo posto e viene a sedersi accanto a me.
Comincia in quel momento un'esperienza che difficilmente dimenticherò.
Lo ascolto come ipnotizzato parlare di Venezuela, di Gran Sabana, di giungla, di Isla de Margarita, di mare e di miniere di oro e diamanti, di indigeni amici e di indigeni ostili; tutto sembra un copione di un film ma è maledettamente vita vissuta sulle spalle di questo uomo con undici figli. Figli, sei dei quali sedevano con noi al tavolo del grande vecchio, figli innamorati di un padre così, come Antonio, un omone grande e grosso, con una faccia che solo a guardarlo mette timore che dopo pranzo si avvicina a suo padre e comincia ad abbracciarlo con una tenerezza tipica di un bambino. Parliamo di figli e si accorge immediatamente della mia sofferenza e la sdrammatizza con una battuta: ''ok messaggio ricevuto, come ho detto la parola figli hai divagato, parliamo di altro''. Chapeau per la sensibilità, grazie ancora.
Grato al Venezuela ma con l'Italia e la sua terra nel cuore dove torna in vacanza spesso.
Marco , che mi conosce ormai più di quello che pensavo, capta questa mia sensazione di sentirmi a casa e sorride felici tra una battuta ed un'altra. Alba, l'ultima figlia di zio Rino è lì ed ascolta con me questo batti e ribatti tra un racconto ed una risata. Risata che scaturisce spontanea e fragorosa quando lo zio Rino abbracciando sua figlia Alba mi dice :'' vedi questa, questa è napoletana dentro, l'altro giorno mi ha portato un orologio che costa 150 bolivares e ne ha voluti 1500, povero me sarà la mia rovina.''e per concludere abbraccia la moglie e le chiede un altro figlio.
Parliamo di me, mi domanda di che segno sono, mi parla di progetti futuri e mi regala un ricordo che vale molto più di mille parole: '' devo andare in Brasile, sai quanto costa un biglietto per San Paolo da qua?'' .
Alla mia risposta che glielo avrei fatto sapere in tempi brevi la sua risposta: '' con calma non è urgente, ho un progetto per un investimento e devo andare ma non c'è tempo, un giorno lo farò, senza fretta!''
Detto da un uomo di ottanta anni è un inno alla vita, alla voglia di vivere, alla gioia dell'esistenza.
Grazie Zio Rino per la giornata e per quello che mi hai e ci hai regalato.
Grazie a Marco che lo ha reso possibile.
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